Sibilla Aleramo, il cui vero nome è Marta Felicina Faccio, soprannominata Rina, è stata una scrittrice e poetessa italiana.

 

Ubbidisci al comando della tua coscienza, rispetta sopra tutto la tua dignità, madre: sii forte, resisti lontana, nella vita, lavorando, lottando. Conservati da lontano a noi; sapremo valutare il tuo strazio d’oggi: risparmiaci lo spettacolo della tua lenta disfatta qui, di questa agonia che senti inevitabile.

 

Sibilla Aleramo nasce ad Alessandria nel 1876, la più grande di quattro fratelli; vive a Milano fino all’età di dodici anni, per poi trasferirsi a Civitanova Marche per impegni lavorativi del padre; qui è proprio quest’ultimo che spinge affinché Marta cominci a lavorare nell’industria da lui diretta come contabile.

La sua adolescenza fu segnata da eventi terribili: dapprima il tentato suicidio della madre, malata di depressione, che verrà successivamente ricoverata in manicomio, dove morirà qualche tempo dopo; in secondo luogo lo stupro da parte di un impiegato della fabbrica, che portò ad un matrimonio riparatore, oltre che alla perdita del bambino in grembo.

 

Accettando l’unione con un essere che m’aveva oppressa e gettata a terra, piccola e senza difesa, avevo creduto di ubbidire alla natura, al mio destino di donna che m’imponesse di riconoscere la mia impotenza a camminar sola.

 

Solo la nascita del figlio Walter sembra darle una via di fuga dalla sua vita di prigionia, ma poco dopo tenta il suicidio; per riscattarsi, inizia a scrivere e a pubblicare articoli di stampo femminista su alcune riviste, come la “Gazzetta letteraria” e “L’Indipendente”.

 

Bisogna riformare la coscienza dell’uomo, creare quella della donna!

 

Il suo impegno in questo senso andò ben oltre la scrittura: Sibilla Aleramo, infatti, partecipa attivamente a manifestazioni per il diritto di voto e cerca di costituire associazioni per le donne. Inizia a dirigente il settimanale “L’Italia femminile”, abbandonato però a causa dei dissidi con l’editore Lamberto Mondaini.

Opera importante è il romanzo “Una donna”, che ripercorre le sue vicende autobiografiche, dall’infanzia fino all’abbandono del marito e del figlio a causa delle continue tensioni; il messaggio è quello di vivere la propria vita in piena libertà, opponendosi alle costrizioni imposte alle donne.

 

L’amore è una fusione assoluta, al di sopra di ogni differenza: è il miracolo che di due esseri complementari fa un solo essere armonioso.

 

Gli anni successivi trascorsero tra relazioni e viaggi, durante i quali conobbe personalità importanti come Apollinaire e Grazia Deledda. Nel 1921 dà alle stampe la sua prima raccolta poetica, intitolata “Momenti”.

 

Se l’amore è tutto nella vita, io non conoscevo ancora la vita…

 

Dopo essersi battuta contro il fascismo, venne arrestata e portata al cospetto di Mussolini: a seguito di questo colloquio divenne però una sostenitrice del regime, che approvò le sue successive pubblicazioni, sostenendola perfino economicamente.

Sibilla Aleramo muore a Roma nel 1960.

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