Uno dei poeti più amati in tutto il mondo, Pablo Neruda ci ha fatto sognare coi suoi versi d’amore e libertà, un omaggio immortale alla vita. Il suo vero nome fu Ricardo Eliécer Reyes Basoalto, ma il poeta scelse lo pseudonimo con cui tutti lo conosciamo, Pablo Neruda, in onore di un altro poeta, Jan Neruda.

Ricardo nasce in Cile nel 1904; la madre, quando egli ha appena un mese di vita, muore di tubercolosi; il padre, poco dopo, si trasferirà in un’altra cittadina dove convolerà a seconde nozze. Fin da giovanissimo emerge la sua grande passione per la letteratura, nonostante la disapprovazione del padre; trova però appoggio nella sua insegnante, Gabriela Mistral, anch’ella vincitrice del Premio Nobel per la letteratura (1945).

È proibito non fare le cose per te stesso,

avere paura della vita e dei suoi compromessi,

non vivere ogni giorno come se fosse il tuo ultimo respiro.

È proibito sentire la mancanza di qualcuno senza gioire,

dimenticare i suoi occhi e le sue risate

solo perché le vostre strade hanno smesso di abbracciarsi.

Dimenticare il passato e farlo scontare al presente.

Il primo lavoro del giovane Ricardo è un articolo intitolato “Entusiasmo y perseverancia”, pubblicato su un giornale locale alla sola età di tredici anni; solo più tardi inizia ad utilizzare lo pseudonimo Pablo Neruda, così da poter scrivere liberamente senza farsi scoprire dal padre. Trasferitosi a Santiago, dapprima persegue il sogno di diventare insegnante, ma successivamente decide di dedicarsi totalmente alla poesia.

 

Amare è così breve, e dimenticare così lungo.

A soli 19 anni ecco la sua prima raccolta in versi, “Crepusculario”, apprezzatissima da moltissimi scrittori; l’anno successivo dà alle stampe un’altra sua opera molto amata, “Veinte poemas de amor y una canciòn desesperada”. Purtroppo però il successo letterario non cancella il disagio economico in cui si ritrova, dunque è costretto ad accettare l’incarico in qualità di console dapprima in Birmania, successivamente a Buenos Aires, Barcellona, Madrid. In questo periodo riesce comunque a dedicarsi alla poesia, scrivendo numerosi versi.

Appoggiate le idee del regime comunista, nel 1945 ottenne addirittura la nomina ufficiale a senatore e qualche tempo dopo Gabriel Gonzàlez Videla lo incaricò di occuparsi della sua campagna elettorale per le elezioni presidenziali, uscendone vincitore; ben presto Neruda dovette però prendere le distanze dal nuovo governo, impostosi come regime autoritario; l’episodio cruciale fu una violenta repressione di Videla di alcuni minatori in sciopero.

Quanti significati sono celati dietro un abbraccio? Che cos’è un abbraccio se non comunicare, condividere e infondere qualcosa di sé ad un’altra persona? Un abbraccio è esprimere la propria esistenza a chi ci sta accanto, qualsiasi cosa accada, nella gioia che nel dolore. Esistono molti tipi di abbracci, ma i più veri ed i più profondi sono quelli che trasmettono i nostri sentimenti. A volte un abbraccio, quando il respiro e il battito del cuore diventano tutt’uno, fissa quell’istante magico nell’eterno.  Altre volte ancora un abbraccio, se silenzioso, fa vibrare l’anima e rivela ciò che ancora non si sa o si ha paura di sapere. Ma il più delle volte un abbraccio è staccare un pezzettino di sé per donarlo all’altro affinché possa continuare il proprio cammino meno solo.

Parte qui il lungo periodo d’esilio del poeta, costretto a fuggire a seguito di un ordine d’arresto del presidente. Vissuto per molto tempo in luoghi angusti, viene colpito addirittura da un attacco di flebite; tornerà in Cile solo nel 1952, quando la dittatura di Videla viene sostituita dal governo del nuovo presidente Salvador Allende.

Nel 1971 ottiene il Premio Nobel per la letteratura, ma gli ultimi anni sono tormentati dai problemi di salute causati da un tumore alla prostata. Prima di morire fa in tempo ad assistere alla morte del presidente Allende a seguito del colpo di stato del generale Augusto Pinochet. Muore nel settembre del 1973.

Ma perché chiedo silenzio

Non crediate che io muoia.

Mi accade il contrario:

Accade che sto per vivere.

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