Natalia Ginzburg è stata una scrittrice italiana fondamentale nella letteratura italiana del Novecento.

Natalia Levi nasce nel 1916 a Palermo da una famiglia di origine ebraica e antifascista, motivo per il quale sia il padre che i tre fratelli saranno processati dal regime. Studia a Torino, dove l’unica via di fuga dalla realtà è la scrittura. Il primo racconto, “I bambini”, viene pubblicato sulla rivista “Solaria” nel 1933.

Poco dopo sposa Leone Ginzburg con cui avrà tre figli; entrambi frequentano le personalità contro il regime fascista più importanti del periodo, collaborando anche con la casa editrice Einaudi. Nel frattempo lavora al primo romanzo, pubblicato nel 1942 sotto la pseudonimo di Alessandra Tornimparte, intitolato “La strada che va in città”.

Purtroppo è raro riconoscere i momenti felici mentre li stiamo vivendo. Noi li riconosciamo, di solito, solo a distanza di tempo.

Morto il marito, Natalia Ginzburg torna a Roma dove continua a lavorare per l’Einaudi; qualche anno dopo si risposa e, da questa seconda relazione, avrà due figli; prosegue l’ispirazione creativa, che la porta a pubblicare molte altre opere, tutti costruiti attorno ad un’indagine psicologica dei personaggi. Uno dei suoi maggiori successi è senza dubbio “Lessico famigliare”, con cui ottiene il Premio Strega, oltre che un grande consenso del pubblico e della critica.

Era quello il tempo migliore della mia vita e solo adesso che m’è sfuggito per sempre, solo adesso lo so.

Collabora con il giornale “Corriere della sera” dove interviene con articoli di cultura letteraria e teatrale; alla morte del secondo marito, la Ginzburg si impegna sempre più attivamente nelle questioni politiche del paese, venendo addirittura eletta nel Parlamento per il Partito Comunista.

Natalia Ginzburg muore a Roma nel 1991.

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