Graziella Romano è stata una scrittrice e giornalista italiana.

 

Imparare a convivere con i propri sogni fa parte oggi dell’arte di conoscere se stessi.

 

Lalla Romano nasce nel 1906; la sua adolescenza trascorre serena: frequenta il Liceo Classico Silvio Pellico di Cuneo e, successivamente, si iscrive all’Università di Torino. Durante questo periodo conosce Giovanni Ermiglia, di cui si innamorerà e al quale dedicherà moltissime poesie, racchiuse nella sua raccolta “Poesie per Giovanni”.

 

Si parla di amicizia quando c’è una certa comunione, affinità di gusti e si sta bene insieme. Ci sono amicizie che possono avere dei limiti. La vera amicizia, credo, sia abbastanza rara. […] Considero amici solo quelli che in qualche modo mi sono stati maestri, perché mi hanno insegnato qualcosa.

 

La sua passione principale di questi anni è quella per la pittura: frequenta la scuola di pittura di Felice Casorati e inizia ad occuparsi di critica d’arte, viaggiando molto soprattutto a Parigi. Laureatasi in Lettere, inizia a lavorare presso la biblioteca di Cuneo e, in un secondo momento, intraprende la carriera dell’insegnamento nelle scuole medie.

 

Non chiedere grazia di volo all’uccello ferito, non chiedere fiori all’arbusto dai rami stroncati, non chiedere riso di stelle alla notte in tempesta: neppure pazienza a una donna malata d’amore.

 

È Eugenio Montale a spingerla a pubblicare i suoi versi; la prima raccolta risale al 1914 e si intitola “Fiore”. Si dedica anche alla traduzione dei “Tre Racconti” di Flaubert. Inizia a scrivere opere in prosa, pubblicando poco tempo dopo il libro “Le metamorfosi”, dedicato al mondo onirico. Seguono i romanzi “Maria” e “Tetto murato”, graditi dal pubblico e dalla critica.

 

Per me scrivere è stato sempre cogliere, dal tessuto fitto e complesso della vita qualche immagine, dal rumore del mondo qualche nota, e circondarle di silenzio.

 

L’opera che segna il successo è però “Le parole tra noi leggere”, vincitore del Premio Strega del 1969, dove racconta del rapporto turbolento col figlio adolescente. Contemporaneamente collabora con diversi giornali, come “Il Giorno” e “Il Corriere della Sera”. Un altro grande romanzo è “Una giovinezza inventata”, in cui ripercorre autobiograficamente la sua giovinezza.

 

Come per la scrittura, anche la pittura fa una selezione. Lo scrittore la fa nella memoria e nel vocabolario, il pittore la fa nella memoria dell’arte e nella natura stessa, scegliendo secondo la propria sensibilità.

 

Morto il marito, conosce il fotografo Antonio Ria, suo compagno fino alla fine, con il quale lavora ad una serie di pubblicazioni fotografiche. Nonostante i problemi alla vista, continua a dedicarsi alla scrittura; muore nel 2001, a Milano. L’ultima sua opera viene pubblicata postuma nel 2006 con il titolo “Diario ultimo”.

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata