Di origini ebraiche, Irène nasce in una ricca famiglia borghese in Ucraina; la madre non fu mai presente, tanto che la piccola viene allevata dalla governante francese Zezelle; la sua infanzia è segnata da diversi spostamenti: dapprima in Russia, da dove però la famiglia è costretta a fuggire per colpa del padre, poi in Finlandia e in Svezia, fino a raggiungere la Francia.

Le piaceva parlare d’amore, prestare orecchio alle confidenze sentimentali, asciugare il pianto. Sapeva consolare, placare, blandire. Solo dell’amore le importava. Per tutto il resto non provava che un’amabile indifferenza.

Qui prosegue brillantemente i suoi studi, iscrivendosi poi alla Facoltà di Lettere della Sorbona; inizia a scrivere fin dall’età di diciotto anni e la prima novella, intitolata “L’Enfant Génial”, viene pubblicata nel 1927. Ancora giovanissima, sposa Michel Epstein, dal quale avrà due figlie, Denise ed Elisabeth; la famiglia si trasferisce a Parigi, dove pubblicherà il suo primo romanzo, “Le malentendu”, oltre che iniziare una collaborazione con la rivista Fantasio, alla quale invia i suoi racconti.

Per diverse settimane o diversi mesi, raramente più a lungo, una ragazza molto bella non vive una vita normale. È come ubriaca. Le è concessa la sensazione di essere fuori dal tempo, fuori dalle sue leggi, di non percepire la monotona successione dei giorni ma di assaporare soltanto alcuni attimi di felicità intensa e quasi disperata.

 

Il successo però arriva solo col romanzo “David Golder”, grazie al quale Irène viene introdotta negli ambienti letterari francesi e in tutti i salotti più importanti. Inizia però il periodo più tragico della storia, e la scrittrice ne viene colpita in prima persona: il marito viene costretto a lasciare il posto di lavoro in banca e a Irène Némirovsky viene impedito di pubblicare i suoi scritti. Solo l’editore Horace de Carbuccia, sfidando la legge e la censura, pubblica le sue novelle.

Nel Luglio del 1942 Irène viene arrestata. Così scrive il marito ad André Sabatier, proprietario della casa editrice Grasset, per chiedere aiuto:

Irène partita oggi all’improvviso. Destinazione Pithiviers (Loiret). Spero che voi possiate intervenire urgenza stop Cerco invano telefonare.”

Poco dopo viene deportata nel campo di concentramento di Auschwitz, dove la tengono nel Rivier (l’infermeria in cui venivano portati i prigionieri malati e incapaci di lavorare). Morirà un mese dopo di tifo. Il marito, arrestato anch’egli nell’ottobre dello stesso anno, verrà ucciso dal gas a Novembre.

Le due figlie, allora ancora minorenni, riuscirono a salvarsi perché affidate ad un’amica francese dei genitori, la signora Dumas; qui portarono i manoscritti inediti della madre e Denise scoprirà in essi quello che sarà il romanzo incompiuto “Suite francese”.

Ricordo… Anni dopo, quando divenni commissario speciale, mi capitava in notti simili di interrogare stuoli di sospetti che venivano poi giustiziati all’alba. Ricordo quelle facce pallide, il chiarore notturno che ne illuminava i tratti, i loro occhi fissi nei miei. Alcuni erano talmente stremati da sembrare indifferenti a tutto, e rispondevano alle domande con un piccolo ghigno stanco. Erano pochi quelli che tentavano di difendersi. Si lasciavano portare via e massacrare senza una parola. Che mattatoio, le rivoluzioni! Ne vale la pena?… Non c’è niente che valga la pena, a dire il vero, e la vita meno di tutto il resto.

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