Leggendo un libro di Sandro Ferri, direttore insieme a Sandra Ozzola della casa editrice e/o, “I ferri dell’editore”, mi sono imbattuta in un capitolo molto interessante e di grande impatto emotivo. Le riflessioni scaturite sono state molte e ho pensato di condividerne una parte con voi:

“Ci attendono anni di incertezza, anche nell’editoria. Leggeremo su carta o in formato elettronico? Continueremo a leggere o la letteratura sparirà? Cosa leggeremo: solo bestseller o ci sarà una ripresa delle lettura più impegnata? Le previsioni si moltiplicano e anche le mosse dei vari attori in scena. L’agente più forte e più cattivo del mondo, Andrew Wylie, prova a fondare una sua casa editrice di libri elettronici per vendere su Amazon vari romanzi fondamentali, classici contemporanei, strappando di mano ai loro editori l’esclusiva di pubblicazione e proponendoli a prezzi probabilmente stracciati […] Il loro ragionamento è che costerà molto meno pubblicare elettronicamente rispetto al libro di carta e che quindi questi denari risparmiati devono andare a loro visto che corrispondono a minori esborsi per gli editori.

[…] Anche il fronte degli autori è scosso da conflitti più culturali: è giusto – si chiedono gli scrittori più difficili e quindi meno venduti – che gli editori e le librerie favoriscano sempre più i libri commerciali e non s’impegnino per promuovere i nostri? Andando avanti così non finirà forse per sparire la vera letteratura a beneficio dell’evasione? Nel frattempo la critica letteraria prosegue nella sua autoestinzione e i media riservano ai libri spazi risicati e sempre più orientati al gossip. Il governo, le istituzioni culturali e l’associazione editori continuano a fare il gioco delle tre carte con le statistiche per nascondere la decennale calma piatta (nella migliore delle ipotesi) del settore, che si affianca così agli altri plateali segni della decadenza economica e creativa del nostro paese.

[…] Si alternano pessimismo e speranza di un riscatto che nasca proprio in controtendenza rispetto a un andamento che pare premiare la superficialità. Personalmente non credo che le nuove tecnologie rilanceranno su larga scala la lettura. Prevedo piuttosto un lento declino di quest’attività, con il permanere di tante nicchie di amanti dei libri. L’attività del leggere sarà anche sempre più associata a una presa di posizione anticonsumistica, perché chi ama leggere si renderà conto sempre di più di quando questa pratica sia in conflitto con le logiche mercantiliste dell’usa e getta.

[…] I vari Wylie, Amazon, i profeti dell’avvento della nuova era felice della democratizzazione della lettura tramite Internet, con autori che guadagneranno bene e non verranno più sfruttati dagli editori, con consumatori soddisfatti dei libri low cost, con una vita semplificata e seduta al computer lontano dalle librerie, tutti questi inossidabili fedeli del progresso, non sono i novelli Gutenberg e Manuzio, ossia gli attori di una rivoluzione tecnologica che allargherà il bacino dei lettori.

La differenza tra gli attuali protagonisti dell’innovazione tecnologica e quelli che secoli or sono inventarono la stampa è che i primi sono mossi solo dalla molla del profitto e/o dominio e si servono di un pubblico passivo per i loro disegni, mentre i secondi erano realmente più interessati alla diffusione dei contenuti, ai contenuti stessi, che non al guadagno.

[…] Gli amanti del libro dovranno lottare perché lo spazio dedicato alla lettura nella società aumenti invece di ridursi. Ma questo obiettivo non si deve né si può raggiungere attraverso trovate tecnologiche che favoriscono la pigrizia o attraverso la svendita dei libri a prezzi che mortificano il loro valore o ancora promettendo a chiunque di diventare un autore ricco e famoso.

Dovremmo al contrario difendere il prezzo (e il valore) del libro, far capire quanto e quale lavoro c’è dietro ogni buon libro, far capire anche che non esistono scorciatoie per un consumo culturale facile, che sempre sarà richiesto un impegno per ottenere quel piacere, dimostrare pure che le librerie restano uno spazio imprescindibile per la nostra voglia di scoperta, di incontro e di discussione, uno spazio che la facilità di accesso a Internet non deve cancellare, a costo di una perdita grave di socialità e democrazia.”

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