LO SCRITTORE CHE HA FATTO INNAMORARE IL MONDO

Haruki Murakami, uno degli scrittori più amati dal pubblico, racchiude dentro di sé non solo la vena artistica, ma anche quella spirituale. Il padre, infatti, figlio di un monaco buddista, esercita il priorato di un tempio a Kyoto, dove nasce Haruki.

Infanzia e adolescenza trascorrono in armonia, viene a contatto con numerosi libri (entrambi i genitori, infatti, sono anche insegnanti), soprattutto quando giunge al liceo Kōbe, una delle migliori scuole preparatorie all’università, dove conosce gli autori stranieri, appassionandosi soprattutto alle letture inglesi; è qui che intraprende la sua esperienza creativa, infatti comincia a scrivere per il giornale scolastico.

Inizialmente la carriera universitaria non decolla: Haruki, infatti, viene bocciato all’esame di ammissione; ritenta nuovamente con l’università di Tokyo, dove successivamente conseguirà la laurea in drammaturgia presso la facoltà di Lettere. Gli anni universitari lo vedono protagonista di alcuni episodi che gli procurano la fama di “cattivo ragazzo”: dedito alle serate di bravate, finisce addirittura con l’essere fermato da un poliziotto dopo aver rubato l’insegna del dormitorio femminile; a causa di questo avvenimento, viene addirittura espulso dal dormitorio stesso dopo appena sei mesi.

I passatempi continuano: mentre i suoi coetanei sono impegnati nelle rivolte studentesche, lui preferisce trovarsi un lavoretto part-time, frequentare qualche bar e cinema, ascoltare musica.

Conosce anche la donna che diventerà sua moglie, Takahashi Yōko, con la quale aprirà anche un’attività: lavorare per un canale televisivo, infatti, lo fa sentire infelice; si dedica quindi ad un jazz bar, il “Peter Cat”, in onore di un gatto che Haruki aveva tenuto con sé qualche tempo prima. Caffetteria di giorno e bar la sera, tappezzato di foto di gatti, luogo di incontro per appassionati lettori: Haruki, infatti, si dilettava a intrattenere i clienti con improvvise letture, esperienza che, ammette lui stesso, fu fondamentale per la sua futura professione di scrittore.

E’ solo nel 1978 che intraprende la stesura del suo primo romanzo, “Ascolta la canzone nel vento”, un inno alle sue due passioni fondamentali: musica e letteratura. Le soddisfazioni iniziano sin da subito: riesce a vincere il premio Gunzo come miglior esordiente.

Le pubblicazioni continuano: “Il flipper del 1973” e “Sotto il segno della pecora”, uniti al primo romanzo, compongono una trilogia intitolata “La trilogia del Ratto”.

Decollata la professione da scrittore, Haruki decide di vendere il suo jazz bar, che nel frattempo era stato trasferito in centro; i proventi dei libri riescono a sostentare lui e la moglie.

“Fino a quando non ho incontrato Raymond Carver, non c’era mai stata una persona che, come scrittore, potessi considerare il mio mentore. Raymond Carver è stato senza dubbio l’insegnante più prezioso che abbia mai avuto e anche il mio migliore amico letterario.”

Appassionato di viaggi, riscopre Grecia e Italia; è proprio nel nostro paese che scrive quello che diventerà poi un caso letterario, con più di due milioni di copie vendute, “Norwegian wood. Tokyo blues”, le storie di Toru, Naoko e Midori, non ancora ventenni in una Tokyo scandita dalla colonna sonora di Beatles, Doors, Bill Evans e Miles Davis, un libro che parla di amore e sentimenti.

La carriera di scrittore non gli basta: una volta trasferitosi negli Stati Uniti, infatti, intraprende lo stesso percorso dei genitori, diventando ricercatore e, in seguito, professore nell’università di Princeton.

Ai romanzi si aggiungono anche diversi saggi, come ad esempio quello che ricostruisce, tramite interviste rilasciate dai parenti delle vittime o dai sopravvissuti, l’attentato alla metropolitana di Tokyo compiuto dalla setta Aum nel 1995, e alcune raccolte di racconti brevi, come ad esempio “I salici ciechi e la donna addormentata”.

Numerosi sono i premi che vanta Haruki: uno dei più prestigiosi è il Premio Franz Kafka, vinto nel 2006.

Scrivere è una forma di speranza o di disperazione? Scrivere è un lavoro durissimo e insieme è un vero piacere. «È una verità che ho capito quando ero adolescente, e per lo stupore sono rimasti una settimana intera senza parlare. Bastava che facessi un po’ di attenzione alle cose, e il mondo si adattava alla mia volontà.” (Vento e flipper)

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