Sono passati ormai molti anni da quando per la prima volta lo strano bambino coi capelli neri e arruffati, gli occhi verdi e gli occhiali sempre rotti è comparso nelle nostre vite. Allora lui aveva solo 11 anni. I lettori, probabilmente, anche meno (io personalmente 7).

Da allora ne sono successe di cose: lui è riuscito a frequentare Hogwarts e a imparare moltissime magie, è riuscito a sconfiggere Voi-sapete-chi… ah, no scusate: ora si può dire. Ha sconfitto Voldemort, è riuscito a conquistare la ragazza dei suoi sogni e ad ottenere un buon lavoro al Ministero della Magia. Nel frattempo anche i suoi migliori amici ce l’hanno fatta, ma non vi starò a svelare i dettagli più interessanti.

Vi basti sapere che i tre amici sono cresciuti e sono ancora più legati di prima; ma non sono più soli. Le rispettive famiglie sono probabilmente la svolta più importante delle loro vite; eppure il grande Harry Potter deve affrontare la sfida più dura della sua vita: crescere suo figlio.

Albus è completamente diverso: lui non è un Grifondoro perché il cappello, nella sua testa, ha visto quel pizzico che occorre per essere un Serpeverde; lui non è bravo a Quidditch, anzi probabilmente detesta volare, non riesce nemmeno a tirar su la scopa durante la prima lezione di volo; non è nemmeno un granché a scuola, litiga costantemente col fratello maggiore James e con suo padre, e ha un singolare migliore amico: Scorpius Malfoy, figlio di Draco (ne siamo così sicuri?).

La verità è una cosa meravigliosa e terribile, e per questo va trattata con grande cautela.

I due diventano fin da subito inseparabili, rendendo ancora più difficile il rapporto che lega padre e figlio; le dicerie (Albus figlio ribelle e incapace, Scorpius figlio di facciata di Malfoy, ma unico discendente di Voldemort) risultano meno dolorose se affrontate assieme, ma le cose si mettono ancora peggio quando Albus, volenteroso di dimostrarsi all’altezza del suo nome, decide di compiere un gesto coraggioso e pericoloso: riportare in vita chi, per errore, fu ucciso dal Signore Oscuro, Cedric Diggory.

Per compiere quest’impresa, ai due amici si unisce Delphi, una ragazza misteriosa, poco più grande di loro, che non ha mai frequentato Hogwarts per problemi di salute, nonché cugina di Cedric. E se il lettore compie un salto nel tempo rileggendo le avventure dei suoi maghi preferiti, i nostri protagonisti ne fanno molti di più.

Tra un’epoca e l’altra, tra un destino e l’altro, tra un errore e l’altro, i due amici si separano e si ritrovano, giusto in tempo per capire che il vero potere non risiede nelle bacchette magiche, quanto nel legame che unisce le persone che si amano.

In ogni luccicante momento di felicità è nascosta questa goccia di veleno: la consapevolezza che il dolore tornerà.

Una vicenda che va oltre i colpi di scena e qualche magia, un’opera che riesce a toccare temi profondi, quali il rapporto, spesso di amore e odio, tra padri e figli (Harry e Albus, Draco e Scorpius, Silente e Harry, Voldemort e il suo erede), e il volersi far accettare dagli altri, fino a quando non si comprende che innanzitutto siamo noi che dobbiamo accettarci per quello che siamo.

Non ho mai combattuto da solo, capisci. E non lo farò mai.

E, infine, un ingrediente ormai noto ai lettori della saga di Harry Potter: i valori di famiglia e amicizia, le uniche certezze che ti salvano in un mondo di pericoli.

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