GIOVANNI VERGA Leggere - Facile Aprile 14, 2017 Autori Uno dei più importanti esponenti dell’800, capofila della corrente letteraria del Verismo, Giovanni Verga è uno scrittore fondamentale che ha contributo a fondare un pezzo importantissimo della nostra storia culturale. Verga nasce a Catania nel 1840 da una famiglia di piccoli proprietari terrieri (sebbene le sue origini siano state molto dibattute e, ancora oggi, siano oggetto di studi). Intraprende i suoi studi dapprima alla scuola primaria di Francesco Carrara, successivamente presso don Antonino Abate: qui impara ad apprezzare i grandi autori quali Dante, Petrarca, Ariosto, Tasso, Manzoni… Conosce anche il romanzo storico “I tre dell’assedio di Torino”, scritto da Domenico Castorina, un suo lontano parente, considerato “il miglior poeta e scrittore catanese” del periodo. Casa Museo di Verga a Catania A causa di un’epidemia di colera, Verga è costretto, insieme alla sua famiglia, a rifugiarsi nelle campagne di Tèbidi: queste faranno da sfondo e da ispirazione per moltissime sue novelle. Ben presto emerge in lui la passione letteraria: ha solo sedici anni quando scrive il suo primo romanzo, male accolto da uno degli insegnanti, che lo convince a non pubblicarlo. Il cammino fatale, incessante, spesso faticoso e febbrile che segue l’umanità per raggiungere la conquista del progresso, è grandioso nel suo risultato, visto nell’insieme, da lontano. Nella luce gloriosa che l’accompagna dileguansi le irrequietudini, le avidità, l’egoismo, tutte le passioni, tutti i vizi che si trasformano in virtù, tutte le debolezze che aiutano l’immane lavoro, tutte le contraddizioni, dal cui attrito sviluppasi la luce della verità. […] Solo l’osservatore, travolto anch’esso dalla fiumana, guardandosi attorno, ha il diritto di interessarsi ai deboli che restano per via, ai fiacchi che si lasciano sorpassare dall’onda per finire più presto, ai vinti che levano le braccia disperate, e piegano il capo sotto il piede brutale dei sopravvegnenti, i vincitori d’oggi, affrettati anch’essi, avidi anch’essi d’arrivare, e che saranno sorpassati domani. Verga si iscrive alla facoltà di Legge, ma abbandona gli studi poco dopo; pubblica a sue spese il romanzo “I carbonari della montagna”, ispirato alla Carboneria che si oppose al governo napoleonico di Murat. Le vicende storico-politiche del paese lo influenzano molto nella stesura di altre sue opere, come ad esempio la novella “Libertà”, dove racconta le vicende drammatiche delle sommosse popolari contro il dazio sul macinato. Successivamente, Verga si arruola nella Guardia Nazionale istituita da Garibaldi per circa quattro anni; fonda dapprima il settimanale “Roma degli Italiani” insieme a Nicolò Niceforo, poi la rivista “L’Italia contemporanea”, dove pubblica la sua prima novella di stampo verista, “Casa da thè”. Entrambe le esperienze non hanno grande successo, dunque Verga ci riprova con il giornale “l’Indipendente”, durato solo dieci numeri. Un’esperienza fondamentale nella sua formazione è il viaggio a Firenze, luogo culturalmente e intellettualmente attivo, punto di riferimento per gli uomini più illustri: qui Verga conosce Luigi Capuana. È in questo periodo che compone “Storia di una capinera”, il primo vero grande successo dello scrittore. Sì, Milano è proprio bella, amico mio, e credimi che qualche volta c’è proprio bisogno di una tenace volontà per resistere alle sue seduzioni, e restare al lavoro. Ma queste seduzioni sono fomite, eccitamento continuo al lavoro, sono l’aria respirabile perché viva la mente; ed il cuore, lungi dal farci torto non serve spesso che a rinvigorirla. Trasferitosi poi a Milano, Verga conosce un periodo profondamente fertile per la sua scrittura: sono di questi anni molte delle sue opere, tra le quali “Nedda” e “Tigre reale”; si avvicina inoltre alla scrittura e alle tematiche di nuovi autori, come Zola, Flaubert e Balzac. Qui, inoltre, inizia la prima stesura de “I Malavoglia”. Il mare non ha paese nemmen lui, ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare, di qua e di là dove nasce e muore il sole. Un episodio di quest’ultimo, quello della tempesta, viene pubblicato sulla rivista Nuova Antologia nel 1881 e, nello stesso anno, verrà pubblicato da Treves il romanzo completo: la critica è spietata. Qualche anno più tardi, Verga esordisce nel mondo teatrale, adattando alcune sue novelle alla scena: “Cavalleria rusticana” avrà un enorme successo. Inizia a lavorare anche al suo Ciclo dei Vinti, che però non concluderà mai a causa della sua crisi creativa che lo allontanò dal Verismo. Negli ultimi anni della sua vita mise da parte la scrittura per dedicarsi alle sue terre. Verga, colto da un ictus, muore nel 1922. Scrivi Cancella commentoLa tua email non sarà pubblicataCommentaNome* Email* Sito Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento. Hai disabilitato Javascript. Per poter postare commenti, assicurati di avere Javascript abilitato e i cookies abilitati, poi ricarica la pagina. Clicca qui per istruzioni su come abilitare Javascript nel tuo browser.