E’ una fredda giornata quella che apre la nostra storia, una fredda giornata di stenti e crudeltà, una fredda giornata in cui si ricerca la sopravvivenza, una fredda giornata di digiuno, quella del nostro protagonista. Pallino, così verrà chiamato da qui in poi, è un cane randagio di circa due anni che, tra una supplica e un ululato, porta avanti la sua difficile vita per le strade della Russia sovietica.

Il cane restò nel portone, col suo fianco malandato, e si rannicchiò contro la parete fredda; sentendosi soffocare decise fermamente che non si sarebbe mosso da là, anche a costo di crepare. Lo colse la disperazione. Aveva il cuore così colmo di dolore e amarezza e si sentiva così solo e spaurito, che piccole lacrime canine, come bollicine, gli uscivano dagli occhi e subito si asciugavano.

 

E’ solo l’intervento del dottor Filìpp Filìppovič a capovolgere la tragica situazione del cane: preso da compassione, così sembra, decide di sfamare l’animale e di condurlo con sé nella propria dimora, al caldo e protetto dalle intemperie e, peggio di ogni altra cosa, dalle cattiverie umane. Pallino rinasce in breve tempo, diventando un cane forte e pasciuto, ben ritto sulla proprie zampe canine, baldanzoso a passeggio di fronte agli altri suoi simili. A poco a poco Pallino viene addomesticato e reso felice.

Con la dolcezza. E’ il solo sistema possibile con un essere vivente, qualunque sia il suo livello di sviluppo. L’ho affermato, lo affermo e lo affermerò sempre. Si sbagliano se pensano che il terrore serva a qualcosa. Il terrore non serve a nulla. Il terrore blocca il sistema nervoso.

 

Ma la natura del professor Filìpp Filìppovič viene presto rivelata: uno scienziato, un professionista, uno sperimentatore: con l’aiuto del fidatissimo collega, allievo, nonché ormai amico, dottor Bormentàl’, un funesto giorno decidono di utilizzare il povero Pallino per ciò per cui era stato scelto e salvato: messo sotto i ferri, viene operato e, all’interno del suo cervello, viene inserita un’ipofisi umana.

Lentamente le sue sembianze cominciano a modificarsi, giorno dopo giorno l’essere canino si tramuta in qualcos’altro, in apparenza qualcosa di migliore: ecco nascere, poco a poco, l’uomo Pallinov, tenuto sotto stretta sorveglianza dal diario medico di Bormentàl’.

Ho lavorato sull’ipofisi per cinque lunghi anni. Lei sa il lavoro che ho fatto. Ma ora mi pongo la domanda: a che pro? Per trasformare un simpaticissimo cane in una schifezza che fa rizzare i capelli?

 

Perché Pallinov non è quello che si direbbe “un uomo dabbene”: dapprima le imprecazioni, poi il fumo e l’alcol, seguiti da comportamenti sconsiderati e violenti, un’indole aggressiva, minacce e un intrinseco odio per i gatti, tanto da farlo impiegare nell’accalappia-gatti La situazione sfugge al controllo dei due dottori, i quali si trovano costretti a provvedimenti drastici. Dalla parte di Pallinov, invece, pronto a colpire il professor Filìpp Filìppovič per motivi di natura socio-politica, l’accanito socialista Schwonder, il quale spinge il nuovo compagno pseudo umano a compiere gesti duri contro il suo creatore.

Dovete capire che il vero disastro è che lui non ha più un cuore di cane, ma un cuore di uomo. E dell’uomo più abbietto che ci si possa immaginare!


Forse, dunque, ci troviamo di fronte ad una verità duramente comprovata dal dottor Filìpp Filìppovič: l’uomo, come si sa, è probabilmente l’essere più infimo che possa esistere, coi suoi vizi e la sua crudeltà gratuita verso simili e non. Un cane non diventa più nobile con un cuore d’uomo, lo è da principio; così facendo, anzi, si abbruttisce il suo animo, si genera un homunculus e lo si rende schiavo delle passioni (dis)umane che accomunano le persone.

Perché un cane, ci ricorda Bulgakov, sarà sempre migliore di qualsiasi uomo.

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