Recensione di Elena P.

 

Il Conte di Montecristo non è solo un capolavoro letterario, è anche un viaggio nell’animo umano, con tutta la perfidia di cui sono capaci gli uomini, e il tormento che dilania il cuore, e il rimorso che affligge un’intera vita, e l’amore perduto che però non smette di far tremar gli amanti.

 

Le ferite morali hanno questo di particolare: che si nascondono, ma non si rimarginano; sempre dolorose, sempre pronte a sanguinare quando si toccano, rimangono perennemente vive e aperte in fondo al cuore.

 

 

È la vendetta, dolce e amara al contempo, quella che forse potrà calmare l’ira di un uomo maturata nel corso degli anni, ma non restituirà di certo i giorni strazianti del dolore, quelli che Edmondo Dantès, il protagonista di questo grande romanzo, è costretto a trascorrere in una cella buia, isolato dal resto del mondo, senza conoscere la verità di quel destino così crudele.

 

Abituato all’infelicità, non lasciarti abbattere da una delusione, altrimenti avresti sofferto per nulla. Il cuore si spezza quando, dopo essersi dilatato oltre misura per la speranza dal soffio soave, rientra nel freddo della realtà.

 

Separato dall’amato e vecchio padre e dalla promessa e bellissima sposa Mercedes a causa di un’accusa ingiusta, Dantès viene arrestato nel cuore della sua gioventù e, solo, nel silenzio e nelle tenebre della sua prigionia troverà, come unico conforto, l’amicizia di un abate considerato pazzo da tutti e dotato in realtà di grande acume, ingegno e cultura.

 

Nel naufragio della vita, poiché la vita è un continuo naufragio delle nostre speranze, io getto a mare ogni inutile zavorra e resto con la mia sola volontà, ma perfettamente libera.

 

L’invidia e la gelosia che strapparono il ragazzo dalla sua vita rendono ricchi e felici i nemici, coloro che, avidi e bramosi di ricchezza, successo e amore, architettarono tutta la malvagità di cui Edmondo finì vittima. Ma nessuna cattiva azione viene lasciata impunita, questo insegna la divina provvidenza, la cui mano sarà un nuovo Edmondo, un uomo diverso, temprato dalle sofferenze e dai dolori di anni di reclusione: ecco che nasce il Conte di Montecristo, possessore di un meraviglioso e incredibile tesoro nascosto sull’omonima isola.

 

Per i cuori che hanno molto sofferto, la gioia è come la rugiada per la terra bruciata dal sole: cuore e terra assorbono, senza lasciar trasparire nulla all’esterno, quella pioggia benefica che cade su di essi, apportatrice di nuova vita.

 

Rimasto nuovamente solo dopo la dipartita dell’amico abate, il Conte riesce a ricostruirsi un’identità, viaggiando per il mondo, venendo a contatto con le più diverse culture e identificando i suoi fedeli aiutanti. Fino a quando non arriva il momento di tornare, tornare alle origini, tornare nel luogo in cui tutto ebbe inizio e, contemporaneamente, in cui tutto ebbe fine.

 

…per un dolore lento, profondo, infinito, renderei, se possibile, un dolore pari a quello che mi si è fatto soffrire.

 

Il Conte di Montecristo, dall’ingegno fuori dal comune, imbastisce un piano che coinvolge tutti gli attori del suo passato e le persone ad essi collegati. Impersonando diversi incredibili personaggi, Montecristo riesce a conquistare la fiducia di alcune pedine chiave e, muovendo le fila di un tragico teatrino, Edmondo, grazie all’abile e impietosa mano del Conte, riuscirà ad ottenere l’agognata vendetta.

Per scoprire, infine, che un’intera vita trascorsa con l’unico scopo di punire chi per primo commise del male non riporta indietro la felicità perduta.

 

In questo mondo non esiste né felicità assoluta, né assoluta infelicità; esiste solo il paragone tra una condizione e l’altra. Soltanto colui che provò le più grandi sventure è atto a godere le più grandi felicità. Bisogna aver voluto morire per sapere quanto è bello vivere.

 

E il Conte riceverà l’ultima lezione preziosa sulla vita stessa: non la vendetta, ma l’amore, questa è la vera e unica strada per ritrovare un significato alla propria esistenza.

 

Si ha sempre fretta di arrivare ad essere felici, perché quando si è sofferto a lungo si stenta a credere alla felicità.

 

Un romanzo drammatico, commovente, capace di ritrarre profondamente le passioni più infime dell’animo umano; un viaggio nei sentimenti più tenebrosi di un uomo, combattuto tra l’amore, la sofferenza e il desiderio di vendetta.

 

 

Il Conte di Montecristo non è solo un libro, ma è il ritratto della vita, con le sue più vivide e profonde emozioni, nella sua essenza più vera.

 

La felicità è come uno di quei palazzi delle isole incantate le cui porte sono guardate dai draghi: bisogna combattere per conquistarli.

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