Antonio Fogazzaro è stato uno scrittore e poeta italiano, candidato più volte al Premio Nobel senza però mai ottenerlo.

 

Si divertì a spegner il lume e osservò che la filosofia poteva trovarsi male al buio, ma che la poesia ci si trova benissimo.

 

Fogazzaro nasce a Vicenza nel 1842 in una famiglia benestante e di forte componente cattolica.

 

“Dicono che sapessi leggere prima dei tre anni, che fossi un enfant prodige, antipatico genere. Infatti ero poco vivace, molto riflessivo, avido di libri. Mio padre e mia madre mi istruivano con grande amore. Avevo un carattere sensibile, ma chiuso.”

 

Nonostante amasse particolarmente la lettura, la stessa passione non si riversò sulla scuola; terminati gli studi elementari, inizia a frequentare il liceo; conseguito il diploma, pur avendo tendenze letterarie, il padre lo costringe ad iscriversi a giurisprudenza. Continua a dedicarsi alla scrittura, dando alla luce componimenti poetici pubblicati sul giornale “Universo”. Laureatosi, inizia il periodo di praticantato a Milano.

 

Non mi fido dell’umanità; mi somiglia troppo.

 

Entra in contatto con il movimento degli Scapigliati, senza però mai farne parte; inizia a lavorare su un poemetto in versi, “Miranda”, molto apprezzato dal padre che, dopo aver cercato invano un editore, decide di pubblicarlo autonomamente. L’opera è composta da tre parti: “La lettera”, “Il libro di Miranda” e “Il libro di Enrico”, e racconta un amore mai compiuto. Nonostante il giudizio severo dei critici, tra i quali Francesco de Sanctis, il successo fra il pubblico dei lettori non mancò.

Continuò quindi a comporre testi e, poco dopo, pubblica la raccolta di poesie “Valsolda”, che però non ottiene successo né da parte della critica né da parte del pubblico. Nel 1881 pubblica il suo primo romanzo, “Malombra”, una storia di vendetta dell’aristocratica Marina di Malombra.

 

Sai neanche immaginare cosa tu sei per me e cosa farei per non darti senza necessità un piccolo dolore, mentre pare che a te non importi nulla di lacerarmi l’anima?

 

Dopo aver letto “L’origine delle specie” di Darwin, inizia a tenere conferenze sull’argomento, tentando di conciliarla col pensiero cattolico; venne però fortemente contrastato dal quotidiano “L’Osservatore Cattolico” e da “La Civiltà Cattolica”.

Pubblica quindi quella che viene considerata la sua opera più importante, “Piccolo mondo antico”, la storia della famiglia di Franco Maironi e Luisa Rigey, colpita duramente dalla morte della bambina Maria, tragedia che spinge i coniugi a seguire strade diverse: Luisa verso lo spiritismo, illudendosi di poter ritrovare un contatto con la figlia, Franco verso la liberazione delle terre italiane dall’occupazione austriaca. Grazie al successo del romanzo, re Umberto I nomina Fogazzaro senatore.

 

Ogni cosa vi ha l’impronta di un sentimento, di una personale idea di bellezza, che ci movono a sospirare per un triste, indefinibile senso dell’assenza di qualcuno che ivi passò e che avremmo amato.

 

A questo seguono “Piccolo mondo moderno”, il cui protagonista è Piero Maironi, figlio di Franco e Luisa, e “Il Santo”, che ottenne un enorme risonanza tra il pubblico, tanto che Theodore Roosevelt espresse la sua ammirazione; venne però condannato e messo all’Indice dalla Chiesa.

 

Il dolore è un gran ricostituente dell’uomo, credete; e in certi casi è un confortante indizio di vitalità morale, perché dove non vi è dolore, vi è cancrena.

 

L’ultimo romanzo di Fogazzaro è “Leila”, pubblicato nel 1910. Molto malato, trascorre gli ultimi giorni di vita rassegnandosi alla delusione e alla fine; muore a Vicenza nel 1911.

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