SATIRA, IRONIA E UN TOCCO DI TRIVIALITA’

Se fosse un autore contemporaneo, e considerando i toni e lo stile potrebbe tranquillamente esserlo, sarebbe paragonabile ad uno dei nostri scrittori che si sbizzarriscono in una satira antisociale senza tregue per nessuno, uno di quelli che colpiscono dritto dritto nei problemi moderni e quotidiani senza risparmiarsi frecciatine e battute, più o meno tra le righe.

Eppure stiamo parlando del 1300, infatti Boccaccio vive in un’epoca di poco successiva a quella di Dante, il grande poeta, cantore del divino nella sua Commedia, simbolo di un percorso spirituale che tenta di allontanarsi dalla materialità e dal peccato.

Come può essere, dunque, che l’opera di Boccaccio sia così lontana dai versi del maestro, così discosta da quella religiosità che caratterizza un intero secolo?

Ormai la società è cambiata: una patina di indifferenza religiosa e politica e il culto per la forma (più che per il contenuto) sono le nuove linee direttive che guidano gli artisti. Il misticismo del passato non trova più spazio ed è in disaccordo coi costumi di questa nuova cultura, colta ed erudita, dedita alle cose materiali, sempre alla ricerca del gusto e del piacere fine a se stesso.

E’ in questo contesto che si trova a crescere e operare il nostro giovane Boccaccio, senza contare i numerosi viaggi in cui si imbarca per seguire il padre, che di professione faceva il mercante, grazie ai quali ha la possibilità di conoscere numerose corti in tutta Italia, dove frequenta nobili, artisti e intellettuali, vivendo nel fervore culturale tipico del periodo.

IL CLASSICISMO: FILOCOLO E TESEIDE

Tra le opere giovanili troviamo questi due titoli: da una parte, il Filocolo, ispirato ai romanzi spagnoli amorosi, narra dell’amore nato tra Florio e Biancofiore; i riferimenti mitologici, tratti dalla storia greca e da quella romana, sono numerosi, lo stile è pomposo e distaccato, poco coinvolgente; lunghi sono i dialoghi e soprattutto i monologhi dei protagonisti, personaggi che ricordano tanto gli oratori dell’antichità; dall’altra, la Teseide, un poema eroico di vecchio stampo, racconta di assedi e le congiure ideate da uomini e dei, descrive grandi battaglie tratteggiate nei minimi particolari, delle quali però non rimangono che vuote descrizioni prive di impressioni.

IL ROMANZO PSICOLOGICO: FIAMMETTA

Narrato in prima persona da una giovane donna abbandonata dal fidanzato, questo romanzo rappresenta un esperimento poco riuscito che emerge tra le prime opere dell’autore. L’animo è sempre quello dell’erudito, non tralascia nemmeno in questo caso di mostrare ai lettori tutta la sua sapienza e conoscenza: i paragoni intessuti da Fiammetta, infatti, ritraggono figure quali l’addolorata Didone, ma porta alla ribalta anche altri casi infelici di eroi ed eroine della letteratura classica, cercando addirittura le interpretazioni dei suoi sogni grazie all’opera ovidiana. I sentimenti vengono puntualmente analizzati, prendendo come modello i topos aristotelici.

LA SATIRA: IL CORBACCIO

Ricalcato sulla base della Divina Commedia, Il Corbaccio racconta la vendetta boccaccesca contro la donna che l’ha ferito beffandosi di lui; non una vendetta sanguinosa, bensì tramite “prose e rime”. Boccaccio, infatti, cade in un sonno profondo e sogna di ritrovarsi in una selva oscura (che ci ricorda qualcosa): ad apparirgli non saranno tre belve né la figura salvifica di Virgilio, ma l’ombra di un uomo, il marito defunto della donna, che si trova lì per espiare in Purgatorio la troppa pazienza avuta con lei, e che si esibisce in una crudele invettiva contro tutte le donne

L’ATMOSFERA IDILLICA: I NINFALI

In queste due operette, il Ninfale Fiesolano e il Ninfale d’Ameto, ritroviamo quei luoghi d’incanto dell’età dell’oro, popolati da creature meravigliose, ninfe, satiri e contadini, che tentano di preservare quell’antica sapore della vita fatto di canti, musica e gioia. Il trionfo è quello della natura sulla barbarie, a far da padrona è la descrizione dei meravigliosi paesaggi collinari e boschivi che simboleggiano una felicità primitiva.

L’ANTI-COMMEDIA: IL DECAMERON

Non poteva che essere definito tale: un’anti-commedia, diametralmente opposto ai valori di cui si fa portatrice l’opera dantesca. Le pagine boccaccesche sono la rappresentazione reale della vita nel suo immediato, sciolta da ogni vincolo di tipo teologico, mitologico e cavalleresco. La novità che porta con sé è che le novelle di cui è composto non hanno lo scopo di far riflettere: il nostro autore non vuole insegnare, né tanto meno fare la morale; non ci dice quali sono i vizi e quali le virtù, non giudica e non condanna; le storie servono solo come innocuo passatempo ad una comitiva di giovani scappati dalla peste.

Se quella di Dante era una Commedia dello spirito, il http://Decameron. Ediz. integrale è una Commedia umana, un teatro delle vicende umane in grado di far ridere e sorridere, ma non pensare.

La nuova generazione, di cui Boccaccio risulta essere specchio, non comprendeva più quelle che erano state le lotte dei padri. Le nuove leve che muovono le persone sono erudizione, arte, piaceri ed affari, altri i valori a cui ci si ispira, altre le energie da cui si attinge.

Per usare le parole del grande De Sanctis, “Dante chiude un mondo, Boccaccio ne apre un altro”.

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