Leggere è un modo unico per vivere storie incredibili. […] Tra queste, ci sono i grandi best seller. Romanzi di oggi che sono diventati famosi e letti quanto i classici della letteratura, hanno ispirato film o intere saghe. […] Grazie ai Distillati, oggi possiamo goderci questi capolavori tutti d’un fiato, nel tempo di un film o di un noioso viaggio in treno. Ma cos’è esattamente un Distillato?

Un Distillato è un grande best seller del nostro tempo riproposto in un’edizione “concentrata” in meno della metà delle pagine dell’originale. Un riassunto? Un’edizione semplificata? Niente affatto, ed è questo il segreto dei Distillati.

Abbiamo tenuto inalterata l’atmosfera, le emozioni, la suspense e lo stile dell’autore: in questo modo a voi rimane solo il piacere di una storia senza tempo, goduta istantaneamente.

Distillati: al cuore del romanzo.”

Questa è la presentazione che se ne fa sul loro sito: tutto sommato invitante perché preme su velocità e qualità, quest’ultima inalterata, di questi libricini che, nella metà delle pagine, riusciranno comunque a trasmettere le medesime emozioni dei tomi infiniti a cui eravamo abituati.

I distillati sono venduti su iniziativa dell’editore Centauria (gruppo Rcs) e hanno suscitato pareri discordi: da molti sono stati definiti “insulti alla letteratura” e paragonati a cibi “liofilizzati” da altri, diversamente, sono stati difesi a spada tratta in quanto “tutte le strade portano alla lettura.”

Come spiega Giulio Lattanzi, responsabile e curatore del progetto, si è puntato specialmente su quelli che sono i lettori occasionali, non tanto sui lettori forti (e voglio vedere!), quel pubblico che “pensa di leggere non in modo abitudinario, che considera la lettura un’opzione tra le altre possibili forme di intrattenimento”.

L’obiettivo, ci spiega il Sig. Lattanzi, sostanzialmente “era quello di passare da un solo ragionamento di introduzione alla lettura a un ragionamento di possesso — in termini culturali —della storia dell’intero romanzo, che in quanto tale aveva una sua validità.”

Un fenomeno simile era già avvenuto in passato quando vennero pubblicati i Supereconomici Mondadori: forse non proprio lo stesso progetto, ma comunque l’idea era quella di far avvicinare la maggior parte di pubblico, fino a quel momento esclusa dal mondo letterario, ai testi pubblicati.

In particolare, i libri a prezzi bassissimi diventano la fonte di approvvigionamento per i giovani, diventano la risorsa per lo sviluppo di una cultura della lettura.

Le reazione, anche in quel caso, furono numerose e variegate: c’era chi reputava inadeguato e irrispettoso disgregare la vera essenza dei libri solo per poterli metterli alla portata di chiunque.

Un altro esempio sono i Millelire (le lire, sì, quanto tempo!) di Stampa Alternativa; gli esiti prendono due direzioni diverse: da una parte abbiamo testi brevi che mescolano opere dei classici greci e latini ad esordienti, pubblicati sotto forma di opuscolo; dall’altra, invece, i classici ormai collaudati, anche di mole estesa, vengono contratti, per così dire, per ridurre pagine e dunque costi. Il risultato? Testi poco affidabili, traduzioni mediocri, introduzioni e note scarse o totalmente inesistenti…

Ora, partendo dal presupposto che, se uno scrittore ha scritto 500 pagine, beh… forse, e dico forse, in quelle 500 pagine aveva qualcosa da dire. E’ l’autore del libro! Saprà bene se una certa caratteristica di quel determinato personaggio può essere interessante o addirittura fondamentale per il procedere del racconto.

Tagliarne i punti, per quanto l’obiettivo possa essere nobile e il lavoro accuratamente studiato per non “perdere l’atmosfera e le emozioni”, vuol dire tagliare le parole di quello scrittore.

Quindi, se quelle parole andavano realmente eliminate, lo avrebbero fatto degli editori prima di pubblicare il libro!

Le hanno lasciate? Sappiamo tutti quanto siano pignoli e precisini e severi e rigidi questi nostri editori (a ben ragione, ci tendo a precisare!).

E dunque? Se, nonostante i loro giudizi critici, quelle pagine e quelle parole sono state pubblicate… allora no, non vanno eliminate.

Sono utili, sono importanti, sono fondamentali.

E’ come recidere parte di un albero solo perché è troppo folto. Non sarà più lo stesso albero.

Dalla sua chioma i rami secchi sono stati già tagliati via dai giardinieri per farlo rifiorire (ed è questo il lavoro dell’editor). Se iniziamo a tagliare anche i rami pieni di germogli e verdi foglioline… beh, tanto vale non piantarlo nemmeno.

Il punto focale su cui fanno leva è la velocità.

La velocità della società, il tempo che è una costante inesplicabilmente sempre carente e insufficiente.

La frenesia, il correre su e giù per le città che ti assorbono e ingoiano tra i loro andirivieni di volti e corpi che non rimangono impressi.

Quante persone vediamo ogni giorno? Davanti a quanti negozi passiamo? Quali macchine ci sfrecciano dinanzi? Che insegne o suoni o odori colorano le nostre giornate?

E ora anche… quali libri possiamo sfogliare in metro oggi?

Da una parte la lettura che avanza, che si diffonde, anche tra chi non ha tempo da “sprecare” (le ore davanti alla televisione però non si toccano mi raccomando, perché quelle sono svago….) su un tomo troppo alto (200 pagine…. Che si bevono, almeno per chi ha sete).

Comprendo realmente l’esigenza di chi vive una vita al limite del tempo, stando attento ai secondi che scoccano inesorabilmente verso l’ora successiva (ehi, io sono una di quelle persone!).

Ma non concepisco la lettura distillata.

Questo no.

Abbiamo i minuti contati, sempre. Per ogni cosa. Per ogni aspetto della vita.

Perfino per mangiare! 45 minuti di pausa pranzo, o 2 ore, poco cambia. Sono decisi e imposti, noi abbiamo un tempo prefissato da altri per mangiare. Per mangiare!!! Uno dei bisogni primari.

E poi per dormire. La sveglia, odiata sveglia, la cui suoneria non puoi più sentire perché ti ricorda quell’astioso momento in cui devi abbandonare forzatamente il letto e iniziare un’altra avvolgente giornata. Dico avvolgente per usare un termine simpatico, ma me ne verrebbero in mente uno o due che suonerebbero meglio…

Ora, il tempo è poco.

La vita è veloce.

Leggere non è né questione di tempo né questione di velocità né qualcosa che ci possono imporre.

Leggere è prendersi del tempo!

Gustare. Assaporare. Annusare le pagine. Sottolineare. Appuntare. Riflettere. Vivere.

 

 

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