Lo spavento è come quando senti la scossa elettrica dentro. Il cuore salta fuori dal posto e quando ci ritorna batte più forte di prima e delle volte fa anche male. Ti fischiano le orecchie e hai tanto freddo che tremi.

La vita di Ann si ferma.

Lo shock è come se qualcuno ti spegne per un secondo, come un apparecchio, un frullatore e cose così. Allora non funziona più niente. Non ti puoi muovere e neanche pensare. Magari tremi, ma non te ne accorgi. Di solito lo shock è brutto ma delle volte no. Perché ci sono dei momenti che non vuoi sentire niente. Devi solo stare attento che lo shock non duri troppo se no dentro si ammucchiano troppe sensazioni e sei intasato oppure esplodi.

È una sera come le altre, mentre lei e il padre, Walter Lesniak, professore di antropologia e studioso di filosofa, stanno aspettando che il fattorino delle pizze arrivi.

La vita di Ann si ferma, e bastano davvero pochi minuti per sconvolgere un’intera esistenza.

La vita di Ann si ferma perché il padre viene accusato di aver rapito e ucciso dieci bambine.

La tristezza, non è vero che ti viene sempre da piangere e ti cola il naso. Delle volte la tristezza è nascosta giù in fondo e chiude il rubinetto delle lacrime. È tanto freddo e buio, come se ti rinchiudono nella torre di un castello, e non c’è neanche la porta, sei congelato e per il freddo sei tutto molliccio e stanco. Vuoi uscire dalla torre perché sai che fuori c’è il sole, ma non puoi uscire perché ti sei scordato dov’è l’uscita.

Ann prova a ricomporre, pezzetto dopo pezzetto, la sua vita: messi da parte gli studi, inizia a lavorare in un fast food, dopo che la sua amica Zoe se n’è andata, così come anni prima l’altra sua cara amica Eva.

Gli unici a starle accanto sono Jakob e l’avvocato e padrino Ludwig, difensore e vecchio amico del padre.

La rabbia è invisibile come l’aria e poi si infila dentro quando ti arrabbi tanto. Prima senti un nodo in gola e sbuffi come un toro. Ti comincia a battere forte forte il cuore e stringi i denti per calmarti. Però non funziona perché la rabbia è più forte delle persone. Scoppia dentro il corpo e siccome non lo sopporti più cominci a muovere le braccia e le gambe e cominci a picchiare o a tirare calci.

Qualcosa però cambia in Ann proprio nel periodo delle festività natalizie, quando la situazione fa sentire ancor di più il suo peso crudele: risoluta, e di fronte ad un padre che in carcere non proferisce parola né prova a difendersi, la ragazza decide di intraprendere il suo personale percorso di indagine, per scoprire la verità e difendere il buon nome del padre.

La fiducia è un po’ come la speranza, solo che sei sicuro che le cose vanno bene e sei già contento per questo invece con la speranza è anche possibile che le cose vanno male.

Partendo dal fascicolo delle indagini che riporta nomi e dettagli di tutti i casi degli omicidi, Ann inizia a studiare le prove e, aiutata da Eva appena tornata a casa, segue una pista che la porterà ad avere il nome di un nuovo sospettato, collegato alla famiglia di una delle piccole vittime.

La solitudine non è una cosa bella. Me la immagino con un coltello a punta in mano e poi fa un taglio solo e ti divide da tutto il mondo. Poi galleggi via, là fuori nell’universo. È solo freddo e nero e non c’è aria per respirare. Senza aria muori così la solitudine è anche una sensazione molto pericolosa.

Anche Eva però diviene bersaglio di un’aggressione, pertanto Ann non ha nessuno a cui rivolgersi se non Jakob, che rivela la sua identità e i veri motivi che l’hanno spinto ad avvicinarsi alla ragazza.

Insieme partono alla ricerca della verità, finendo in un piccolo paesino, sperduto tra le montagne, dove sembrerebbe che sia in atto un nuovo caso di rapimento.

Il legame è una sensazione magica e per questo anche un po’ incredibile. Non devi fare fatica a pensare bene a quello che dici, perché sai che l’altro ti capisce lo stesso.

Facendosi strada tra le persone del paese e le loro storie, Ann e Jakob si avvicinano sempre più alla verità, fino a trovarsi faccia a faccia con la follia delle persone, che porta ad agire in modo impensabili.

La disperazione è una sensazione brutta. È come quando sei da solo su una zattera senza vela senza albero e senza remo, e galleggi qua e là per il mare ed è notte fonda. È tutto buio e non vedi la costa e non hai speranza perché non c’è vento e neanche le onde. Ti tocca aspettare per vedere cosa succede e magari preghi.

Ed Ann scoprirà a sue spese che, talvolta, la verità può non salvarci.

La delusione è come quando ti buttano l’acqua in faccia. All’inizio sei triste e ti viene da piangere perché non pensavi che qualcuno poteva essere così cattivo. E poi ti fai rabbia perché sei stato così stupido a fidarti di quella persona. Allora la delusione è anche colpa tua e la prossima volta devi essere più furbo.

[…]

L’illuminazione a volte di colpisce come un pugno, all’improvviso e con violenza, come se qualcuno avesse semplicemente schiacciato un bottone, un fulmine nella notte nera. Una visione, una sorta di rivelazione, a cui persino il corpo reagisce subito piombando in uno stato di shock, panico, tachicardia, nausea. Ma proprio le illuminazioni più eclatanti, più significative, spesso arrivano piano piano, in modo lieve e delicato, come un gas che devi respirare per un bel po’ prima di soffocare. Eppure è sempre stato tutto lì, davanti ai tuoi occhi, fin dal principio…

[…]

L’amore non ci lascia scelta. Non siamo noi a deciderlo – è lui a cercarci e a trovarci. Si annida nel profondo del nostro animo diventando il nucleo del nostro essere. Tutto ciò che proviamo germoglia dall’amore. Speranza e fede, fiducia e determinazione. Ma anche odio e paura e rabbia e tutte le emozioni negative. In fondo derivano anch’esse dall’amore deluso e ferito. L’amore è la cosa più fragile ma anche la più forte in noi esseri umani. Ed è sempre presente. A volte è grande e variopinto e chiassoso e splendente come i colori dell’estate. Altre appena percettibile, solo un alito o un sussurro. Solo una lucina rossa, che però è visibile anche nella notte più nera e profonda. E anche quando non rimane più nulla di noi, l’amore è la nostra ultima preghiera. Il nostro ultimo respiro.

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