Eudora Welty è stata una scrittrice americana, vincitrice del Premio Pulitzer, che nei suoi testi narra di quanto possano essere difficili i rapporti tra le persone; racconta poi degli scontri sociali e dei pregiudizi che si scatenano di fronte a ciò che esce fuori dagli schemi. Le sue storie sono ambientate per lo più negli Stati Uniti del Sud.

Il libro in cui Eudora Welty si racconta è intitolato “Come sono diventata scrittrice”; questo non è un vero e proprio manuale di scrittura, ma tra le righe possiamo ritrovare il percorso che ha creato la sua professionalità.

Non so ricordare un tempo in cui non sia stata innamorata di loro: proprio dei libri in sé, copertina, rilegatura e carta su cui erano stampati, del loro odore, del loro peso e del mio possederli tra le braccia, catturati e stretti a me. Ancora analfabeta per i libri ero già pronta, già impegnata a regalare loro tutto il mio possibile leggere.


I consigli di scrittura qui sotto riportati sono tratti dall’intervista rilasciata per The Paris Review, tradotta da Emanuele Giammarco per il sito “Altri Animali”.

 

1 – PER CHI SCRIVERE

Nel momento in cui scrivo, non lo faccio per i miei amici o per me se stessa, lo faccio per il fatto in sé, per il piacere di farlo. Se mi fermassi a ragionare su cosa ne penserebbe tizio o caio, o su come mi sentirei se quello che scrivo fosse letto da un estraneo, credo che ne rimarrei paralizzata. Ho a cuore l’opinione dei miei amici, davvero molto – ed è solo dopo che hanno letto la stesura finale che riesco a riposare bene, di un sonno profondo. Ma mentre sto scrivendo, ho bisogno soltanto di andare avanti e continuare con in testa solo quella cosa, e ciò che quella mi comanda.

 

Non si scrive per nessuno, nemmeno per se stessi. Si scrive perché se ne sente la necessità impellente, perché si ha bisogno di lasciar andare qualcosa sulla carta, di “mettere giù” quello che, nella mente, ci chiede, ci urla di uscire. Non scrivere pensando di dover piacere a qualcuno, al pubblico o alla famiglia o agli amici o a te stesso. Scrivi perché lo senti.

 

 

2 – NON APPORTARE TROPPE MODIFICHE

Correggo o cambio le parole, ma non posso riscrivere una scena o fare grandi modifiche, perché a quel punto ho l’impressione che qualcuno stia lì a fissarmi alle spalle. Comunque bisogna fidarsi di quel momento in cui sei stata sicura, in definitiva, che hai fatto tutto il possibile, e che hai dato il meglio per arrivare fin lì. Quando finalmente il libro è stampato, sei come affrancata; non avrai mai più bisogno di riguardarlo. È troppo tardi per preoccuparsi delle sue lacune. Ogni lezione appresa da quel libro dovrà essere sfruttata scrivendo il prossimo.

Quando scrivi, fidati di te stesso e delle tua abilità. Una volta che hai terminato, non ritrattare nulla, o quasi. Una leggera limatura può essere utile, ma senza esagerare. Se qualcosa non rientrerà nei canoni della perfezione, sarà comunque servito per imparare una lezione preziosa in vista dei tuoi futuri scritti.

 

 

3 – SCRIVERE DIALOGHI

Quando si inizia, i dialoghi sono la cosa più semplice da scrivere se si possiede un buon orecchio, cosa che penso di avere. Ma andando avanti diventa la cosa più difficile, perché ci sono moltissime maniere in cui potrebbe funzionare. Qualche volta ho avuto bisogno che un dialogo dicesse tre o quattro, o cinque cose allo stesso tempo – rivelare cosa diceva il personaggio, ma anche cosa pensava di aver detto, cosa nascondeva, cosa gli altri avrebbero pensato che volesse dire, cosa avevano frainteso, e così via – tutto in un unico discorso. E quel discorso avrebbe dovuto trattenere l’essenza di quel personaggio, tutto il suo specifico carattere in forma concentrata.

 

I dialoghi, dice Eudora Welty, sono estremamente importanti: essi hanno la capacità di svelarci i protagonisti, ci rivelano qualcosa che, altrimenti, potrebbe essere impossibile comprendere. Quando scrivi un dialoghi, non soffermarti solo sulle parole dette, ma cerca di immaginare i riferimenti tra le righe che vi si può scorgere. Le cose non dette sono la parte più importante dei dialoghi.

 

 

4 – L’IMPORTANZA DEI LUOGHI

…è la fonte stessa di tutto quello che so. Mi suggerisce le cose importanti. Mi indirizza e fa in modo che continui dritta per la mia strada, perché il luogo è ciò che definisce e circoscrive ciò che faccio. Mi aiuta a identificare, riconoscere e spiegare. Molto di me viene da lì. Mi salva. Non si può scrivere un racconto che non è ambientato da nessuna parte, no? Io almeno non potrei. Non sarei in grado di scrivere niente di così astratto. E niente di così astratto alla fine mi interesserebbe.

Scrivere sapendo dove ci si trova è fondamentale. Sono i luoghi a darci i confini entro cui muoverci. Sono i luoghi ad evocare gli stessi personaggi e le situazioni e i dialoghi e gli intrecci e le atmosfere. Sono i luoghi ad ispirarci.

Ho la sensazione poi che si possa essere ugualmente autentici con davanti solo l’impressione di un luogo. Un luogo mai visto, apparso in un flash, può avere un impatto tanto forte quanto quello di un luogo a noi familiare fino al midollo, che conosciamo bene senza doverci pensar su. Ho descritto luoghi dell’uno e dell’altro caso ma mai luoghi familiari solo a metà o di cui ho tirato a indovinare – in quel caso non ci sono punti saldi.

 

5 – PARTI DAI SENTIMENTI

Per uno scrittore, sono queste le cose con cui si inizia. Senza quella consapevolezza non si inizia un racconto; è quella la cosa che ti fa cominciare. Quella è la cosa da cui si costruiscono i personaggi, che ti fa strutturare la trama. Perché scrivi a partire da quello che hai dentro. Non puoi iniziare con l’aspetto dei personaggi e da come si esprimono e si comportano e solo più tardi arrivare a sapere cosa sentono. Devi sapere esattamente cosa c’è nei loro cuori e nella loro testa già prima che poggino solo un piede sul palco. Devi sapere già tutto, e non dirlo tutto, o non dirlo troppo in una volta sola: dire la cosa giusta al momento giusto, semplicemente.

 

Quando inizi a scrivere, la cosa che più conta non è “come sono” i personaggi o come parlano… Ma è quello che provano, le loro emozioni, cosa li spinge a comportarsi in un determinato modo, i meccanismi del loro animo… Parti da questo, tutto il resto viene dopo.

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