1973. Cile. Dittatura.

Questo è lo sfondo della storia d’amore che si viene a delineare pagina dopo pagina, un amore fatto di tenerezze celate da ormai troppo tempo, un amore tutto da scoprire, un amore che si evolve da un’amicizia profonda e duratura, un amore di quelli che si trovano solo nelle migliori favole, un amore capace di sfidare le leggi imposte da un crudele dittatore, capace di vincere su ogni difficoltà.

Questa è la storia di una donna e di un uomo che si amarono in pienezza, evitando così un’esistenza banale. L’ho serbata nella memoria affinché il tempo non la sciupasse ed è solo ora, nelle notti silenziose di questo luogo, che posso infine raccontarla. Lo farò per quell’uomo e quella donna che mi confidarono le loro vite dicendo: prendi, scrivi, affinché non lo cancelli il vento.

Sembra quasi un racconto magico, ma è quanto di più lontano ci possa essere da esso: perché, a fare da contorno ai due protagonisti, Irene e Francisco, ci sono violenze, crudeltà, morti, torture, fuggitivi, povertà, sofferenze…

Irene è una ragazza vitale, forte e coraggiosa, una giornalista incallita che lotta per portare a casa il miglior servizio, la miglior storia, quella più vera e sentita, riuscendo ad immedesimarsi totalmente nei suoi intervistati e nelle loro vicende, più o meno drammatiche. Francisco è il fotografo che collabora con lei, amico e innamorato segretamente, che nasconde una doppia vita, fatta di sotterfugi silenziosi per salvare tutti coloro che sono stati presi di mira dalla dittatura che li avvolge e soffoca.

Ma osservandola accanto al muro di pietra di casa sua, con le braccia cariche di fiori silvestri per i suoi anziani e i capelli scompigliati dal viaggio in moto, intuì che quella creatura non era fatta per le sordide realtà.

E poi c’è l’esile figura di Evangelina Ranquileo, scambiata alla nascita con un’altra Evangelina, colpevole di avere crisi epilettiche che, inspiegabilmente, le donano una forza quasi soprannaturale, causa di un’umiliazione pubblica inferta al generale Ramirez. Questo suo tremendo destino la porterà ad un esito tragico e i due ragazzi, Irene e Francisco, decidono che sia giunto il momento di scoprire e diffondere la verità e di far sì che la giustizia cammini nuovamente a testa alta.

Si rifugiava nel mondo ordinato e quieto del quartiere alto, delle stazioni balneari esclusive, delle piste da sci, delle estati in campagna. L’avevano educata a negare le evidenze sgradevoli, scostandole come segni errati. […] La ventata dell’odio la circondava, ma non riusciva ad avvolgerla, protetta dall’alto muro dietro cui l’avevano allevata, tuttavia la sua sensibilità era all’erta e quando prese la decisione di entrare nella morgue fece un passo che avrebbe coinvolto la sua intera esistenza.

Ma a volte la realtà può essere più drammatica di quanto si possa immaginare, può entrare e sconvolgere la vita: non solo Evangelina, ma moltissimi altri passati riemergono tra la terra e le rocce, rivelando la malvagità del potere della dittatura che soffoca e uccide il paese. Di lì a poco uno scandalo coinvolge le alte sfere, il popolo insorge e infuria, ma non quanto basta per salvare i due giovani innamorati, costretti alla fuga e ad un doloroso esilio.

Pensava alla vastità della sua perdita. Non avrebbe più percorso le strade dell’infanzia, né sentito il dolce accento della lingua creola; non avrebbe visto il profilo dei suoi monti alla sera, non l’avrebbe ninnata il canto dei fiumi, non avrebbe aspirato l’aroma del basilico nella cucina né udito la pioggia che evaporava sul tetto della casa. Non solo perdeva Rosa, la madre, gli amici, il lavoro e il passato. Perdeva la sua patria.

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