Raymond Carver è stato uno scrittore americano il cui successo è legato alla raccolta di racconti “Di cosa parliamo quando parliamo d’amore”, divenuta simbolo del minimalismo letterario grazie alla sua capacità di narrare con poche parole e nei loro tratti essenziali storie complesse.

Carver ha pubblicato un saggio intitolato “Niente trucchi da quattro soldi. Consigli per scrivere onestamente”, in cui raccoglie una serie di aneddoti e dritte per tutti coloro che vogliono fare della scrittura la propria professione.

 

1 – ELIMINA I TRUCCHI

 

I trucchi non li sopporto. Quando leggo narrativa al primo segnale di trucco o trovata, non importa se da quattro soldi o elaborata, mi viene istintivo cercare riparo. In definitiva i trucchi sono noiosi e io tendo ad annoiarmi facilmente, il che potrebbe avere qualcosa a che fare con il periodo limitato di attenzione di cui sono capace. Ma la scrittura estremamente elaborata o chic o quella chiaramente stupida mi fanno veramente venire sonno. (…) Gli scrittori non hanno bisogno di ricorrere a trucchetti e trovatine né sta scritto che essi debbano sempre essere i più in gamba di tutti.

 

Quando Carver parla di trucchi, si riferisce a quello stile elaborato e menzognero, costruito su un’invenzione troppo composta, meditata, non spontanea. Il lettore vuole leggere la verità, non l’artificio, dunque elimina gli inganni che non portano mai a nulla di buono.

 

2 – USA LE PAROLE GIUSTE

 

Le parole possono essere precise anche al punto di apparire piatte, l’importante è che siano cariche di significato; se usate bene, possono toccare tutte le note.

Esistono così tante parole nella nostra lingua, ma non tutte sono idonee ai nostri scopi; ciascuna nasconde una sfumatura particolare, evoca un senso piuttosto che un altro, colpisce dritta al cuore o ti sfiora appena… Carver sa che ogni parola può veicolare un significato, e ogni significato può essere trasportato nella mente del lettore solo attraverso la giusta parola.

 

 

3 – SII FLESSIBILE

 

Mi piace pasticciare con i miei racconti. Preferisco armeggiare intorno a un racconto dopo averlo scritto e poi armeggiarci di nuovo in seguito, cambiando una cosa qui e una cosa lì, piuttosto che scriverlo la prima volta.

 

Non dobbiamo rimanere imprigionati nelle nostre storie, dobbiamo riuscire a muoverci in esse in modo flessibile, piegando gli schemi iniziali a seconda degli sviluppi (sia della storia che di noi stessi). Metti mano ai tuoi scritti, non avere paura di stravolgere le cose.

 

 

4 – DEDICATI A CIO’ CHE TI STA A CUORE

 

Se le parole e i sentimenti sono disonesti, se l’autore bara e scrive di cose che non gli stanno a cuore o di cui non è convinto, allora non può aspettarsi che qualcun altro mostri interesse per il racconto.

Non per forza uno scrittore dovrà scrivere di se stesso e dei suoi fatti privati, ma certamente dovrà essere presente, sempre, in ciò che sta mettendo sulla pagina: lui per primo deve interessarsi a quello che sta raccontando, lui per primo deve crederci, lui per primo deve metterci cuore, altrimenti nessuno dei suoi lettori potrà mai provare qualcosa.

 

5 – PROVOCA UNA REAZIONE

 

Quando si finisce di leggere un bellissimo racconto e si mette via il libro, ci si dovrebbe fermare un momento, come per riprendersi. In questo momento, se lo scrittore è riuscito nel suo intento, ci dovrebbe essere il senso di una comunione emotiva e intellettuale. O, se non proprio una comunione, perlomeno la sensazione che le disparità di una situazione cruciale ci sono state presentate sotto una nuova luce e questo è per noi un punto di partenza. La migliore narrativa, quella di cui stiamo parlando, dovrebbe provocare una reazione del genere. Dovrebbe lasciare un’emozione tale che l’opera, come diceva Hemingway, diventi parte dell’esperienza del lettore.

 

Scrivere vuol dire suscitare emozioni, vuol dire lasciare un vuoto nel lettore al termine del libro, vuol dire far riflettere, vuol dire smuovere qualcosa, vuol dire cambiare il mondo di qualcun altro, o semplicemente darne un’altra prospettiva. Scrivere vuol dire mettere una parte di noi stessi nel libro, leggere vuol dire accogliere parte di quel libro in noi stessi.

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