SULLA SCRITTURA tratto da “La verità sul caso Harry Quebert” Leggere - Facile Gennaio 15, 2020 Scrivere... 1 – Il primo capitolo è fondamentale. Se ai lettori non piace, non leggono il resto del libro. 2 – Il secondo capitolo è molto importante. Dev’essere incisivo, d’impatto. È come nella boxe. Tu sei destro, e quando attacchi porti sempre avanti per primo il sinistro: con quello stordisci l’avversario, poi arriva la combinazione di destro con cui mandarlo al tappeto. È così che dev’essere il tuo secondo capitolo: un diretto sulla mascella dei lettori. 3 – Vorrei insegnarti la scrittura, non perché tu possa imparare a scrivere, ma affinché tu possa diventare uno scrittore. Scrivere romanzi non è una cosa da niente: tutti sanno scrivere, ma non tutti sono scrittori. E come si fa a sapere di essere uno scrittore? Nessuno sa di essere uno scrittore. Glielo dicono gli altri. 4 – Se non hai il coraggio di correre sotto la pioggia, non avrai il coraggio di scrivere un libro. Se hai dubbi su ciò che stai facendo, mettiti a correre. Corri a perdifiato, senza mai fermarti. Sentirai in te la rabbia di vincere. 5 – Gli scrittori sono esseri così fragili perché possono subire due tipi di dispiaceri sentimentali, ossia il doppio rispetto alle persone normali: le pene d’amore e quelle artistiche. Scrivere un libro è come amare qualcuno: può diventare molto doloroso. 6 – Come si diventa scrittori? Non dandosi mai per vinti. La libertà, l’aspirazione alla libertà, è una guerra in sé. Noi viviamo in una società di impiegatucci rassegnati e, per uscire da questa trappola, dobbiamo lottare al tempo stesso contro noi stessi e contro il mondo intero. La libertà è una continua lotta di cui abbiamo una percezione molto limitata. Io non mi darò mai per vinto. 7 – Scrivere e tirare di boxe sono due attività molto simili. Ti metti in guardia, decidi di affrontare la battaglia, alzi i pugni e ti lanci sull’avversario. Scrivere un libro è un po’ la stessa cosa. Scrivere un libro è una battaglia. 8 – Come si può essere sicuri di avere sempre la forza di scrivere? Alcuni ce l’hanno, altri no. Un po’ come una malattia. Infatti la malattia degli scrittori non è non poter più scrivere: è non voler più scrivere, ma non riuscire a farne a meno. 9 – Gli scrittori che passano la notte a scrivere, bevendo un caffè dopo l’altro e fumando sigarette fatte a mano, sono solo una leggenda. Occorre disciplina, esattamente come per gli allenamenti di boxe. Ci sono orari da rispettare, esercizi da ripetere: mantieni il ritmo, sii tenace e fa’ tutto in maniera rigorosa. 10 – Il peggior nemico dello scrittore è la scadenza. Significa che il tuo cervello, che è capriccioso per natura, è costretto a produrre secondo tempistiche stabilite da altri. In pratica è come se fossi un fattorino e il tuo capo ti ordinasse di arrivare in un dato posto in un dato orario molto preciso: devi farcela, non importa se c’è traffico o se buchi una gomma. Non puoi arrivare in ritardo, altrimenti sei fottuto. E la stessa cosa deve succedere con le scadenze che t’imporrà il tuo editore. Il tuo editore è al tempo stesso tua moglie e il tuo capo: senza di lui non sei niente, ma non puoi impedirti di odiarlo. 11 – La scrittura è un dono non perché ti permette di scrivere correttamente, ma perché ti consente di dare un senso alla tua vita. Ogni giorno qualcuno nasce e qualcun altro muore. Ogni giorno schiere di lavoratori senza nome vanno e vengono dentro edifici grigi. E poi ci sono gli scrittori. Credo che gli scrittori vivano la vita più intensamente degli altri. Devi scrivere perché è l’unico modo per trasformare in un’esperienza giusta e gratificante questa minuscola, insignificante cosa che chiamiamo vita. 12 – Devi preparare i tuoi testi come si fa con un incontro di boxe: nei giorni che precedono il combattimento devi allenarti solo al settanta per cento del tuo potenziale, per far crescere dentro di te la rabbia che lascerai libera di esplodere solo la sera dell’incontro. Quando ti viene un’idea, invece di farne subito uno di quei racconti illeggibili, devi tenerla dentro di te per darle modo di maturare. Devi impedirle di uscire, devi lasciarla crescere nella tua testa finché non senti che è arrivato il momento per svilupparla pienamente. Trasforma le tue idee in illuminazioni. 13 – Quanto tempo ci vuole per scrivere un libro? Dipende. Da cosa? Da tutto. 14 – Penso che tu dia troppa importanza alle parole. Ma le parole sono importanti quando si scrive, no? Sì e no. Il senso delle parole è più importante delle parole in sé. Una parola è una parola, e le parole appartengono a tutti. Ti basta aprire un vocabolario e sceglierne una. È lì che la faccenda comincia a farsi interessante: saresti capace di dare a quella parola un senso particolare? In che modo? Scegli una parola e ripetila spesso nel tuo libro. Prendiamone una a caso: gabbiano. Parlando di te, la gente dirà “Hai presente Goldman, quello che parla dei gabbiani?” E poi arriverà il momento in cui, vedendo dei gabbiani, quelle stesse persone si metteranno improvvisamente a pensare a te. Guarderanno quei piccoli uccelli urlatori e si diranno: “Chissà cosa ci trova di speciale Goldman”. Poi cominceranno ad assimilare gabbiani e Goldman. E ogni volta che vedranno dei gabbiani, penseranno al tuo libro e a tutta la tua opera. La loro percezione di quegli uccelli non sarà più la stessa. Solo allora saprai di avere scritto davvero qualcosa. Le parole appartengono a tutti finché non riesci a dimostrare di essere in grado di appropriartene. Ecco cosa definisce uno scrittore. Qualcuno vorrà farti credere che i libri hanno a che fare con le parole, ma è falso: in realtà, hanno a che fare con le persone. 15 – Il pericolo dei libri è che a volte puoi perderne il controllo. Pubblicare significa che, all’improvviso, ciò che hai scritto in piena solitudine ti viene strappato dalle mani per essere gettato sotto gli occhi del pubblico. È un momento di grande pericolo: devi riuscire a dominare la situazione in ogni sua fase. Perdere il controllo del proprio libro è una catastrofe. 16 – Com’è possibile trasmettere emozioni che non si sono vissute? È esattamente il lavoro di ogni scrittore. Scrivere significa riuscire a sentire le cose con più forza degli altri e trasmetterle di conseguenza. Scrivere significa permettere ai propri lettori di vedere ciò che a volte non possono vedere. Se ogni scrittore dovesse limitarsi a se stesso, la letteratura sarebbe di una tristezza spaventosa e perderebbe il proprio senso. Noi scrittori abbiamo il diritto di parlare di tutto, di tutto ciò che ci tocca. E non c’è nessuno che possa criticarci per questo. Noi siamo scrittori perché facciamo in maniera diversa una cosa che tutti sanno fare: scrivere. In questo sta tutta la nostra sottigliezza. 17 – Le parole sono importanti, ma non scrivere per farti leggere: scrivi per farti capire. 18 – Il paradiso degli scrittori è il posto in cui decidi di riscrivere la vita come avresti voluto viverla. Perché la forza degli scrittori sta nel fatto che possono decidere la fine della storia. Hanno il potere di far vivere o morire, hanno il potere di cambiare tutto. Gli scrittori custodiscono nelle loro dita una forza che spesso non immaginano neppure. 19 – Un nuovo libro è una nuova vita che inizia. È anche un momento di grande altruismo: offri una parte di te a chiunque voglia scoprirla. Alcuni saranno contenti, altri resteranno delusi. Alcuni faranno di te una celebrità, altri ti disprezzeranno. Alcuni saranno invidiosi, altri saranno interessati. Non è per loro che scrivi. Ma per tutti quelli che, nel loro quotidiano, avranno passato qualche bel momento grazie al tuo libro. Alcuni scrittori vogliono cambiare il mondo. Ma chi può davvero cambiare il mondo? 20 – Quando arrivi alla conclusione di un libro devi regalare al lettore un colpo di scena finale. Perché bisogna mantenere il lettore con il fiato sospeso fino in fondo. È come quando giochi a carte: devi conservarti qualche asso per l’ultima mano. 21 – Talvolta potrai sentirti scoraggiato. È normale. Ti ho detto che scrivere è come boxare, ma è anche come correre. È per questo che ti mando sempre a correre: se hai la forza morale per affrontare i lunghi percorsi, sotto la pioggia e nel freddo; se hai la forza di continuare fino in fondo e di metterci tutte le tue energie, tutto il tuo cuore, e di arrivare alla meta, allora sarai capace di scrivere. Non devi mai lasciare che la stanchezza o la paura te lo impediscano. Al contrario: devi usarle per andare avanti. 22 – L’ultimo capitolo di un libro dev’essere il più bello. 23 – Un bel libro non si valuta solo per le sue ultime parole, bensì sull’effetto cumulativo di tutte le parole che le hanno precedute. All’incirca mezzo secondo dopo aver finito il tuo libro, dopo averne letto l’ultima parola, il lettore deve sentirsi pervaso da un’emozione potente; per un istante, deve pensare soltanto a tutte le cose che ha appena letto, riguardare la copertina e sorridere con una punta di tristezza, perché sente che quei personaggi gli mancheranno. Un bel libro è un libro che dispiace aver finito. Perché scrivi? Perché ce l’ho nel sangue. E la mattina quando mi sveglio è la prima cosa a cui penso. E tu, perché sei diventato uno scrittore, Harry? Perché scrivere ha dato un senso alla mia vita. Essere uno scrittore significa essere vivo. 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