[leggi qui la prima parte]

Proseguono i consigli di Umberto Eco per scrivere bene in Italiano:

21 – Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario.

Altro ripasso del libro di grammatica?

22 – Cura puntiliosamente l’ortograffia.

Come si diceva precedentemente, un lettore nota subito la forma in cui è stato scritto il libro che ha in mano: curate moltissimo anche questo aspetto, poiché costituisce la premessa fondamentale per essere letti.

23 – Non andare troppo sovente a capo.

Almeno, non quando non serve.

Rischiate di rendere frammentario il testo; ovviamente, come per altri aspetti, dipende dall’obiettivo di ciò che state componendo.

24 – Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe — o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento — affinché il tuo discorso non contribuisca a quell’inquinamento dell’informazione che è certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media.

Ricordate? Lettori disattenti…

25 – Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche, e simili.

Insomma, giusto un po’ di credibilità per far vedere che non siete scrittori improvvisati… vero?

26 – L’iperbole è la più straordinaria delle tecniche espressive.

Rende più elegante qualsiasi concetto. O quasi…

27 – Stai attento a non fare… indigestione di puntini di sospensione.

Creano suspense o lasciano sottointeso qualcosa: non hanno nessun altro utilizzo.

28 – Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente.

Un concetto simile è già stato affrontato: mai osare troppo, se questo implica cadere nell’illogica e nell’assurdo.

29 -Non generalizzare mai.

Scendere nei dettagli aiuta a rendere visibili ai lettori gli scenari della vostra mente.

30 – Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.

Il lettore si annoierebbe e metterebbe da parte il libro. Dovete invece affascinarlo e, per farlo, occorre fornire contenuti e riflessioni nuove.

31 – All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto dicendo).

32 – Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non è facile.

Il punto è virgola è una pausa, leggermente più lunga del due punti, che serve invece ad introdurre un concetto. Altro ripassino?

33 – Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito).

Un’altra volta lo stesso concetto: ripetere continuamente le stesse cose annoia il lettore; e il lettore ha talmente tanti altri libri da leggere che non accetterà di perdere tempo con uno che lo annoia.

34 – Solo gli stronzi usano parole volgari.

A meno che non sia un libro propenso alla descrizione cruda della realtà, evitate il gergo, soprattutto quello poco elegante.

35 – Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.

Fate la fatica di utilizzare le parole scritte per intero.

36 – Le parole straniere non fanno affatto bon ton.

L’italiano racchiude numerosissime parole, molte delle quali non si conoscono nemmeno; impariamo la nostra lingua prima di contaminarla con le altre!

37 – Non costruire frasi in cui la conclusione non segua logicamente dalle premesse: se tutti facessero così, allora le premesse conseguirebbero dalle conclusioni.

Lettore confuso?

38 – Non indulgere ad arcaismi, hapax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differenza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva – ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica – eccedano comunque le competenze cognitive del destinatario.

Di nuovo… lettore confuso? Semplicità e chiarezza.

39 – Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: “Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu.”

per lo meno, utilizziamo citazioni solo quando servono ad arricchire i nostri contenuti, altrimenti che senso avrebbe non andare a leggere la fonte diretta?

40 – Una frase compiuta deve avere.

… il complemento oggetto?

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata