[tratto dai Canti]

«Ecco chi pare a me uguale a un Dio»

– più degli Dei, se dirlo non è colpa –

«chi seduto di fronte a volta a volta

ti guarda, e ascolta,

 

e tu sorridi con dolcezza…» Io

vengo meno e mi perdo. Sì, da quando

ti ho vista, donna di Lesbo, è scomparsa

(…)

 

«La lingua è tarda, per le membra passa

una fiamma sottile, mi frastorna

un suono interno, l’ombra si moltiplica

davanti agli occhi.»

 

 

La tua «pace», Catullo, per te è un peso.

Ci sei troppo felice. Ti dibatti.

Quella «pace» che già perdette regni,

stati felici.

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